MARIO BERTOZZI timbro
Omaggio a Mario Bertozzi
da un’idea di Rodolfo Bertozzi
Mario Bertozzi è nato a Forlimpopoli (Forlì) il 21 febbraio 1927.
Fin da giovanissimo avvertì prepotentemente la necessità di plasmare e dopo un periodo trascorso a Forlì sotto la guida dello scultore Giuseppe Casalini, dal 1943 al 1947 frequentò il liceo artistico di Bologna.
La sua personalità emerse da quella scuola rapidamente che già nel 1947 il Comune di Forlimpopoli affidò al Bertozzi, ancora studente, la realizzazione di un monumento, una statua raffigurante la Libertà.
Nel 1951 è presente alla VI Quadriennale romana.
Da allora proseguì nella propria esperienza artistica partecipando a numerose mostre di carattere nazionale e internazionale, conseguendo brillanti successi.
Oltre che autore di varie sculture monumentali tra cui il Vignaiolo a Bertinoro e Pellegrino Artusi a Forlimpopoli, Bertozzi vanta una vasta produzione scultorea che ci mostra la sua versatilità nell’affrontare tematiche diverse, calibrando forza e impeto, dolcezza e sensualità nei diversi argomenti trattati, ricordiamo i possenti Tori, i superbi Galli, le raffigurazioni del Gallotauro, le morbide forme dei Nudi e le testine di Bimbi.
Notevole fu anche la sua creatività verso l’opera grafica con delle bellissime rappresentazioni quali La mente dell’uomo, Ai confini dell’anima, E se Pinocchio fosse nato a Forlimpopoli.
Sue opere scultoree e grafiche si trovano presso collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero.
Mario Bertozzi muore a Forlì il 28 novembre 2020.


“L’opera d’arte - scriveva Longhi nelle sue “Proposte per una critica d’arte” - non sta mai da sola: è sempre un rapporto” invitando quindi gli studiosi a indagare non solo “il nesso tra opera e opere, ma tra opera e mondo, socialità, economia, religione, politica e quant’altro occorra”. Invito che appare tanto più valido per un artista come Mario Bertozzi che scelse di rimanere lontano dalle grandi città e quindi dai circuiti artistici che gli avrebbero potuto garantire maggior fortuna (anche economica) per non separarsi dalla sua terra, nel senso più materiale del termine, quella dei campi attorno a casa, con cui cominciò a plasmare fin da bambino oggetti e figure. Un legame necessario, una radice che trapiantata altrove non avrebbe potuto dare gli stessi frutti, e che ha finito con l’essere altrettanto necessario per la città di Forlimpopoli, che a Bertozzi ha affidato il compito di rappresentarla nei suoi momenti storici più rilevanti così come nei suoi aspetti identitari, dal monumento alla Liberazione eretto sulla torre dell’Acquedotto nel 1946 fino alla statua di Artusi del 2008, passando per il rilievo dedicato ai caduti per la chiesina di S. Andrea in Rossano e per i busti volti a celebrare le figure che hanno animato, nei diversi campi della politica, della scienze e della cultura, la nostra città, come il Passatore, Ugo la Malfa e Gaetano Morelli. Il tutto senza dimenticare il suo ruolo di formatore, sia nelle scuole pubbliche che nel suo atelier, e di animatore della vita culturale cittadina, con le mostre in primo luogo, ma anche collaborando con altri artisti per dare vita ad opere collettive originali come il volume E se Pinocchio fosse nato a Forlimpopoli, che testimonia anche la cordialità, profondamente romagnola, del suo carattere. L’amministrazione non poteva quindi riservargli “monumento” più appropriato dell’intitolargli la sala mostra nella corte della Rocca, non un’opera figurativa, ma un luogo di incontro, uno spazio in cui fare e dibattere d’arte, in cui sviluppare e realizzare progetti, come capitava di fare con lui ogni volta che lo si incrociava per le vie del Centro: si parlava di arte e si ideavano progetti. Ogni volta che apriremo le porte della sala mostre ad un nuovo artista sarà quindi l’occasione per tornare a incontrarlo ed a farli incontrare, così come accade ora con la mostra omaggio che più di 30 dei maggiori artisti romagnoli, ma non solo, gli hanno voluto tributare in occasione dell’intitolazione della sala. Perché, come diceva sempre Longhi nelle sue “Proposte”, confrontandosi con le altre e con il mondo che le circonda, le opere d’arte non “salgono in cielo”, non diventano una cosa astratta, ma “restano nel mondo” e ci conservano vicino chi le ha realizzate.
Il sindaco Milena Garavini
Mario Bertozzi, scultore, pittore e grafico di rara sensibilità, ha realizzato opere ricche di ardore e di passione, opere che sono pagine di un percorso in cui l’aspetto figurativo si unisce alla magia e all’estrosità di innesti poetici tali da rendere uniche ed imprevedibili le immagini. Le splendide ed eloquenti sculture di Bertozzi sono perciò la testimonianza del desiderio di animare la materia, di renderla viva ed attuale attraverso immagini attinte in gran parte dalle presenze e anche dai valori della sua terra. Come si può descrivere la dolcezza di un volto, il dinamismo dei corpi, la forza dei tori, la sensibilità delle forme che prendono vita dalla creta o anche dal segno grafico? L’ampio e vario spessore artistico delle opere di Bertozzi non è classificabile in uno stile unico, perché la ricchezza dei gesti e dei segni esprime il palpito di sentimenti che le rendono attuali. La forte carica emozionale di Bertozzi, unita alla profonda conoscenza dei mezzi espressivi, hanno condotto l’artista a creare opere originali e personalissime tali da spaziare, attraverso sensazioni forti e visioni allusive, verso una ricerca lirico-emotiva che rappresenti l’identità dell’artista tra la sua individualità e la proiezione del suo pensiero.
Rosanna Ricci
Breve aggiunta all'articolo Merita poi di essere segnalato il bel gesto di 30 artisti che, in occasione della mostra, hanno dedicato ciascuno un'opera a Mario Bertozzi. Un sincero ringraziamento a tutti.

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