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Installazione di Ignazio Fresu
“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”.
"Il lavoro si presenta composto da due opere, l’intervento di Ignazio Fresu è stato quello di creare una sua Falsa-Porta formata da due pannelli simili a due battenti bronzei ricoperti in modo disordinato o sovrapposto di quegli abiti e indumenti un tempo abitati. E’ una Assenza di corpi, indumenti svuotati e richiami lontani, le false-porte sarde, egizie o etrusche. Segno di un passaggio o legame con l’Aldilà, interazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Uguale, oggi come quel lontano ieri. Simile, è quel bisogno ancestrale anche in quegli “effimeri” monoliti disposti sul prato, in piedi o accasciati, in ordine apparentemente casuale, da associare a quelle solenni strutture megalitiche, i cromlech, riconducibili alla indispensabile necessità umana che in forma collettiva tenta di placare aneliti lontani per rispondere a domande universali sull’eterno mistero dell’esistenza e del senso. Richiamano quella persistenza nel presente di arcaici luoghi di culto come Stonehenge o Gobekli Tepe nel Kurdistan turco, risalente a oltre 12000 anni fa, testimonianze monumentali dove l’antico uomo con l’uomo contemporaneo paiono condividere simili aspirazioni e riflessioni o i timori e le paure dell’umana fragilità. Come un bisogno di armonia, riconciliazione tra il mondo di sopra quello divino dello spirito, tra il mondo umano della materia ed il mondo infero al di sotto. Così alte strutture monolitiche divengono stele di memoria per un rituale indispensabile, la cui sottrazione e non consapevolezza, rende privi di quel contatto con la morte che permette di essere liberi e capaci di stabilire priorità significative in un reale incontro con se stessi e con la vita. “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” questo il titolo scelto dall’artista per il suo lavoro tratto dalla poesia di Cesare Pavese i cui diciannove versi sono similmente il numero diciannove di quegli alti monoliti in granulato minerale. Le due opere confermano il modo di lavorare di Fresu attraverso l’uso di materiali poveri e leggeri quali contenitori in polistirolo e abiti dismessi dove l’utilizzo di resine e granulati ne modificano la percezione tattile e visiva caricandoli di significati simbolici ed evocativi."
testo di Carla Carbone

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